Il Consiglio dei Ministri vara un disegno di legge per regolare il “fallimento” individuale.

Roma 27/03/2012 

E' stato approvato ieri un disegno di legge che consentirà di intervenire per impedire i crac delle famiglie sommerse dai debiti. Il governo italiano pensa a una soluzione che non ha precedenti nella storia del nostro paese: adottare una legge che salvi le famiglie dalla insolvenza.

Secondo la nuova norma, preparata dal sottosegretario Andrea Zoppini, il giudice potrà, se la legge passerà il vaglio del parlamento, decidere piani di rientro che evitino il fallimento finanziario delle singole persone.

In pratica chi andrà in rosso avrà una seconda chance e non si vedrà pignorato tutti i propri beni. Avendo così la possibilità di evitare di ricorrere agli usurai.

Nel dettaglio, il debitore meritevole, che abbia cioè acceso un mutuo o un prestito in linea con il suo reddito del momento, non sarà più condannato alla "morte civile". Non sarà più pignorato a vita.

Zoppini, come ricorda l'edizione di oggi di La Repubblica, ha sottolineato che anche una misura simile va assolutamente introdotta perché "non si possono consegnare all'usura disoccupati, malati o chi si separa".

Ecco pronto allora il disegno legge anti default dei consumatori.

L’11,4% delle famiglie indebitate deve rimborsare mutui o prestiti per la ristrutturazione di immobili, mentre il 5,6% ricorre allo scoperto bancario.

Guardando ai numeri, l'11,1% delle famiglia indebitate è pertanto "vulnerabile".

Si restringe il reddito medio delle famiglie italiane che nel 2010, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali è risultato pari a 32.714 euro, 2.726 euro al mese. Il dato emerge da un’indagine della Banca d’Italia, secondo cui in termini reali il reddito medio nel 2010 è inferiore del 2,4% rispetto a quello riscontrato nel 1991. Tra il 2008 e il 2010 il reddito familiare è rimasto sostanzialmente invariato, con un aumento dello 0,3% in termini reali, dopo essersi contratto di circa il 3,4% nel biennio precedente.

Più di una famiglia su cinque (21,5%) è in rosso.